“Ogni bambino ha il diritto di crescere sano e in condizioni di sicurezza, di sfruttare il suo potenziale, di essere ascoltato e preso sul serio”. Ciò venne sancito poco più di trent’anni fa, il 20 novembre 1989, dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, quando ha approvato la Convenzione sui Diritti dell’Infanzia. Dunque, ogni bambino ha il diritto alla sopravvivenza, allo sviluppo, alla protezione e alla partecipazione.
Ma andiamo un po’ indietro per vedere cosa è successo fino ad arrivare a questo punto. Già nel XVIII secolo, ossia durante l’Illuminismo, l’infanzia era considerata come una vera e propria fase della vita, con le sue esigenze e bisogni.
Si parlò anche riguardo all’educazione dei figli, ma solo nel corso del XIX secolo in Europa si diffuse l’obbligo scolastico. Introdotto, per la prima volta, nel Liechtenstein nel 1805, purtroppo con lo sviluppo della rivoluzione industriale, è piuttosto soppiantato dal lavoro minorile.
Nel 1883, infatti, l’English Factories Act, in Gran Bretagna, decise di vietare il lavoro in fabbrica ai minori di nove anni. La Germania, addirittura, nel 1896 vara un sistema di leggi, punitivo per i genitori che maltrattano i bambini o non si occupano di loro in maniera adeguata e sufficiente.
Il XX secolo è stato infine nominato come il “Secolo del bambino”. Questo perché Eglantyne Jebb, fondatrice dell’organizzazione Save the Children, preoccupata della situazione catastrofica dei piccoli profughi, creatasi poco dopo la prima guerra mondiale, voleva intervenire nell’interesse dell’infanzia.
E’ lei l’autrice della prima Carta dei Diritti del Bambino che venne approvata il 24 settembre 1924 dall’Assemblea Generale della Società delle Nazioni a Ginevra. In essa sono contenuti i diritti fondamentali dell’infanzia. Ma dopo lo scioglimento della Società delle Nazioni, tra gli eventi bellici e catastrofici, perse la sua validità. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, venne istituita l’organizzazione delle Nazioni Unite che, nel 1948, approvò la Dichiarazione universale dei diritti umani, facendo passare in secondo piano la tutela dei diritti dei bambini.
Ma, nel 1959, venne approvata la Dichiarazione dei diritti del fanciullo che includeva, per esempio, il diritto ad un nome, ad una nazionalità e ad un’istruzione scolastica GRATUITA. Purtroppo anche questo testo non era vincolante…
20 novembre 1989: finalmente vede la luce la Convenzione sui diritti dell’Infanzia, sottoscritta da 61 Stati che entra in vigore il 2 settembre dell’anno successivo. Nel frattempo, la Convenzione è stata ratificata da tutti i paesi del mondo, tranne dagli Stati Uniti. Tra i suoi protocolli aggiuntivi, il secondo, vieta forme di sfruttamento come la vendita dei fanciulli, la prostituzione infantile e la pedopornografia.
Ovviamente, gli stati sono esortati a punire questi tipi di sfruttamento gravissimo. Nonostante ciò, purtroppo, non tutti i bambini del mondo godono dei diritti a loro riconosciuti. Infatti, lo sfruttamento minorile è ancora presente, principalmente nelle aree più bisognose, ma non solo.
Ad oggi, nel pianeta, ci sono più di 160 milioni di bambini che si trovano a mettere a rischio la loro salute, sia mentale che fisica. Molti di loro sono impiegati nelle miniere, dove lavorano con sostanze chimiche o anche con macchinari pericolosi. Questo tipo di lavoro è concentrato in Cambogia, Zimbabwe e in India. Inoltre parecchi altri bambini provano a sopravvivere raccogliendo rifiuti da riciclare o vendendo cibo e bevande. Ciò succede più nelle metropoli asiatiche, latino – americane ed africane.
Ma non è da sottovalutare lo sfruttamento sessuale a fini commerciali che, purtroppo, coinvolge un milione di bambini ogni anno. Tuttavia le statistiche non sono sempre precise perché questo tipo di lavoro è caratterizzato dall’invisibilità che non rende, poi, possibile la corretta lettura dei dati.
Un esempio noto alle cronache è anche Iqbal Masih, operaio attivista pakistano, divenuto appunto simbolo della lotta contro il lavoro infantile.
Si è ritrovato a lavorare già all’età di quattro anni in una fornace e poi a causa di debiti, viene mandato dal padre da un venditore di tappeti, al massimo dello sfruttamento. I suoi innumerevoli tentativi di fuga, pur con scarsi risultati, sono il fil rouge dell’omonimo film del 1988.
Non vogliamo spoilerarvi troppo ma quando alla fine riacquisterà la sua tanto agognata libertà… Non andrà verso l’happy end meritato!-(
Ancora oggi ci sono dubbi sull’accaduto di questo finale filmico: sul banco degli imputati persino… La “mafia dei tappeti”!
Anche in Italia ci sono circa 58 mila adolescenti che si ritrovano a lavorare. L’età legale dalla quale è possibile lavorare nel nostro Paese è a partire dai 16 anni.
Numerosi i casi di lavoro nero già a 14 – 15 anni. I settori interessati dal fenomeno sono: la ristorazione, le attività commerciali, lavori agricoli, quelli in cantiere e quelli di cura continua di fratelli, sorelle o parenti.
E voi sapete di qualche storia di diritti negati ai più piccoli? E, secondo la tua opinione, aiutare i propri genitori e la propria famiglia costituisce già un… “lavoro minorile”? A voi la palla (nei commenti)!
NJOMZA KELMENDI, 3AL
[NDR: per capire meglio i sentimenti che albergano i cuori di bambini e ragazzi, abbiamo chiesto un parere all’esperto adolescenziale Dott. Lucantoni, in esclusiva ai nostri microfoni SB On Air: non perderti l’intervista cliccando il link sottostante e… Buon ascolto!-]
6 Comments
linda
Questo articolo offre un’importante riflessione sulla storia e l’evoluzione dei diritti dell’infanzia, partendo dall’illuminismo fino alla ratifica della Convenzione sui Diritti dell’Infanzia nel 1989. Mette in evidenza le sfide attuali, come lo sfruttamento minorile, evidenziando la necessità di un impegno globale per garantire il rispetto e la protezione dei diritti dei bambini in tutto il mondo. La narrazione di storie individuali, come quella di Iqbal Masih, rende concreto l’urgenza di agire per contrastare il lavoro minorile e altre forme di abuso.
Emily Greco
La società odierna ha compiuto notevoli progressi in molte aree, ma allora perché risultano ancora sfide significative da affrontare? Perché i diritti umani, compresi quelli dei minori fanno ancora fatica ad essere rispettati e riconosciuti? Trovo ingiusta questa realtà, perché da un lato l’uomo ha dimostrato tutta la sua intelligenza, ma dall’altro ha svelato tutta la sua immaturità.
“I minori hanno diritto alla protezione e alle cure necessarie per il loro benessere. Possono esprimere in modo libero la propria opinione, che deve essere considerata in relazione alle questioni a loro relative e in funzione della loro età e della loro maturità”. Se compromessi, si potrebbero verificare conseguenze durature o addirittura permanenti sulla loro salute, benessere e sviluppo. Tuttavia, aiutare i propri genitori e la propria famiglia non costituisce un “lavoro minorile” secondo me, ma al contrario è un gesto di amore, gratitudine e responsabilità. È importante che i giovani si impegnino a sostenere i propri cari, eppure allo stesso tempo devono essere protetti e garantiti i loro diritti come bambini o adolescenti. La condivisione delle responsabilità familiari può essere intesa come un’esperienza preziosa che aiuta a costruire legami profondi e a crescere insieme.
Akwasi Kyei-Mensah
Questo articolo offre una profonda riflessione sulla storia e sull’evoluzione dei diritti dell’infanzia. Mette in evidenza le sfide attuali, come lo sfruttamento minorile, e sottolinea la necessità di un impegno globale per garantire il rispetto e la protezione dei diritti dei bambini in tutto il mondo.Però è importante considerare che aiutare i propri genitori e la propria famiglia non equivale a “lavoro minorile”, ma rappresenta un atto di amore, gratitudine e responsabilità. È fondamentale che i giovani si adoperino per sostenere i propri cari, mentre devono essere tutelati nei loro diritti come bambini o adolescenti. La condivisione delle responsabilità familiari può essere vista come un’esperienza preziosa che contribuisce a creare legami solidi e favorisce la crescita e lo sviluppo armonioso di tutti i membri della famiglia. La narrazione di storie individuali, come quella di Iqbal Masih, mette in luce concretamente l’urgenza di agire per contrastare il lavoro minorile e altre forme di abuso, promuovendo così un ambiente sicuro e protettivo per i bambini di tutto il mondo.
Francesca natale
Attraverso un’analisi cronologica, questo articolo mette in luce i progressi e le sfide affrontate nel corso dei secoli nel riconoscimento e nella protezione dei diritti dei bambini.
Particolarmente interessante è la menzione del ruolo fondamentale di figure come Eglantyne Jebb e l’organizzazione Save the Children nel promuovere la tutela dei diritti dell’infanzia. Tuttavia, l’articolo sottolinea anche le lacune e le violazioni ancora presenti oggi, come lo sfruttamento minorile e il lavoro infantile diffuso in molte parti del mondo.
In più, il riferimento alla storia di Iqbal Masih e alla sua lotta contro il lavoro minorile ci aiuta a capire al meglio questo soggetto che mi ha toccato molto emotivamente.
Infine, l’invito a riflettere sul concetto di “lavoro minorile” e sulle responsabilità dei genitori e della società nel garantire un ambiente sicuro e protetto per i bambini aggiunge profondità al dibattito sulla protezione dei diritti dei più piccoli.
Mi è piaciuto questo articolo perché solleva questioni importanti e invita il lettore a riflettere sull’importanza di garantire il rispetto dei diritti dell’infanzia in tutto il mondo.
martinatarini
Nonostante l’articolo faccia riferimento a epoche e situazioni passate io credo che la cosa più grave sia ritrovarsi con gli stessi problemi di allora anche nel 21esimo secolo. Un argomento delicato come lo sfruttamento minorile e il trattamento dei più piccoli deve essere fatto presente e sensibilizzato il più possibile per garantire la pace e la serenità che tutti i bambini di ogni angolo del mondo hanno il diritto di avere. Personalmente non credo che aiutare la propria famiglia possa essere considerato come sfruttamento minorile;
i bambini hanno un’ingenuità e una bontà innata, sono carichi di energia e credo che nel loro piccolo e (in condizioni favorevoli e sane) aiutare i i genitori possa farli sentire anche grandi, importanti e perché no, magari anche insegnargli qualcosa.
lorenzo venturini
Ho trovato molto interessante l’articolo, e credo che parli di un argomento molto attuale.
Lo sfruttamento minorile sul lavoro, è una piaga sociale che mina i diritti fondamentali dei giovani. Oggi lo sfruttamento minorile può essere trovato in vari ambiti dell’ industria, come ad esempio nel Settore del fast fashion dove i bambini possono essere costretti a lavorare in condizioni disumane, privati della loro infanzia e dell’istruzione. Riguardo alle domande io considero che aiutare i genitori non può essere considerato sfruttamento in quanto gesto di solidarietà familiare, però, quando questo coinvolge lavoro pericoloso o sottopagato, diventa problematico. Tuttavia, l’aiuto familiare dovrebbe essere distinto dallo sfruttamento minorile, che continua a essere un problema serio e diffuso. Combattere lo sfruttamento minorile richiede azioni concertate per proteggere i diritti e il benessere dei giovani.