Dando uno sguardo alla storia…
In Messico, l’iniziativa antispagnola fu assunta all’inizio dell’Ottocento dagli Indios che, appoggiati anche dal clero, rivendicavano l’indipendenza, l’abolizione della schiavitù e la riforma agraria. Nonostante tutto, però, l’indipendenza del Messico dalla potenza spagnola fu proclamata dai Creoli, popolazione bianca sudamericana…
Dopo la vittoria della guerra di indipendenza contro la Spagna, il nuovo Stato si ritrovò ad affrontare problemi economici e politici, legati soprattutto al ventennio sanguinolento appena passato: dovettero far fronte alle scarse risorse minerarie rimaste, e ad un passaggio dal potere monarchico a uno repubblicano in soli tre anni.
Questo clima di instabilità portò fin da allora i cittadini messicani a cercare sicurezza e risorse nei vicini Stati Uniti d’America. Allora perché l’immigrazione messicana viene vista in maniera così negativa dagli americani del Nord, tanto da costruire un vero e proprio muro lungo 3100 kilometri e alto 7 metri, mentre l’immigrazione inglese, tedesca, scozzese e scandinava no? Gli irlandesi vi arrivarono in massa sin dall”800 anche loro!
La costruzione del muro tra Messico e Stati Uniti iniziò intorno al 1990 sotto il governo di George H. W. Bush, quando la polizia di frontiera elaborò la strategia di “prevenzione attraverso la deterrenza’’, iniziando l’impresa di costruire recinzioni e ostacoli sul confine.
Mentre veri e propri flussi migratori di uomini messicani cercano un futuro migliore per sé e per le proprie famiglie e abbandonano il loro paese per intraprendere un viaggio verso gli Stati Uniti, in patria, spetta alle donne ricoprire tutte le mansioni fondamentali per mandare avanti il Paese…
E cosa fanno queste donne per i loro migranti?
Le donne messicane e il loro operato nella storia e ai nostri giorni, riporta alla mente la figura della “vivandiera’’.
La vivandiera o cantiniera, è da sempre la donna che aiuta i combattenti e rischia la sua vita per prestare soccorsi. Ebbero un ruolo fondamentale nel prestare i primi soccorsi ai feriti e trasportarli sino agli ospedali da campo. Erano anche cuoche, lavandaie, operaie militarizzate, che si occupavano della parte logistica dei reparti militari.
Nonostante non avessero una formazione istituzionale, sono state riconosciute, sia dalla legislazione che dalle onorificenze militari, come un elemento fondamentale per assistenza ai feriti. A triste esempio del misconoscere il lavoro femminile, queste donne coraggiose non furono mai riconosciute dal Ministero della Guerra francese, tanto che furono loro negati anche la pensione e i privilegi militari a cui avevano diritto. La loro presenza, fu soprattutto emarginata e dimenticata dalla storia quando nacque la figura delle crocerossine, donne in prevalenza borghesi e aristocratiche.
E diamo uno sguardo anche all’Arte…
“La fille du régiment’’, opéra-comique di Gaetano Donizetti, è un’ opera venne composta a Parigi intorno al 1840 e dalla prima rappresentazione, fece il giro di tutto il mondo.
Grazie al personaggio di Marie, giovane vivandiera, allevata dai soldati francesi, facente parte del reggimento e innamorata perdutamente di un tirolese, si riporta alla mente la figura delle donne vivandiere e al loro operato.
Parlando della situazione attuale in Messico, mentre da un versante il Presidente USA, Biden, sta considerando l’invio di 1500 militari al confine in vista della scadenza del cosiddetto Titolo 42 (misura ancora in vigore voluta dall’amministrazione Trump per bloccare le persone migranti al confine con il Messico), dall’altro centinaia di donne si occupano del lancio di bottiglie d’acqua e provviste in busta agli uomini determinati nel superare il confine, come clandestini, per richiedere il permesso d’asilo per loro e per le loro famiglie.
Infine guardiamo di non dimenticare MAI la nostra Umanità !-)
Queste donne sono chiamate “Las Patronas”, madri e contadine che aiutano i migranti che salgono su treni merce ad altissima velocità, chiamati “La Bestia’’ (sono i convogli che di fatto ricevono meno controlli doganieri) per raggiungere e superare il muro di confine.
Norma Romero Vásquez, per esempio, è una donna a fianco dei migranti ogni giorno che ha portato la sua testimonianza durante un incontro che si è svolto a Roma sul tema “Las Patronas. L’impegno sociale come testimonianza di Fede”.
Norma, 44 anni, viene da un villaggio nello Stato di Veracruz, a 300 chilometri dalla capitale messicana e fa parte di quel gruppo di donne, chiamate appunto “Las Patronas” (vincitrici lo scorso anno del Premio Nacional de Derechos Humanos 2013), che dal 1995 soccorrono gli immigrati che cercano una sorte migliore. Ogni volta che vedono passare quel treno in corsa di fronte ai loro campi, lanciano agli immigrati sacchi di plastica con viveri (riso, succhi di frutti, pane, dolci) e bottiglie d’acqua per permettergli di arrivare salvi a destinazione di treni che non fanno mai stazioni, che non si fermano mai…
Oggi arriva a preparare fino a 200 razioni di cibo al giorno per queste persone e si calcola che ogni anno 400mila immigrati centro-americani percorrano più di 8mila chilometri in clandestinità, nel tentativo di raggiungere gli Stati Uniti attraverso il Messico. Molti non raggiungono la destinazione, perché muoiono durante il tragitto, alcuni vengono sequestrati/arrestati, mentre altri rimangono feriti gravemente…
Infine, vorrei concludere invitando tutti i lettori e lettrici di questo giornalino, che ne vorrebbero sapere di più, ad ascoltare la puntata numero 14 della nostra SB On Air, web radio istituzionale. È un’intervista alla professoressa Laura Pergolesi, dell’Associazione Terzavia, dalla quale si può imparare molto, in termini di migrazione e del cuore delle donne!-)
Buon ascolto!
REBECCA DALESSANDRO, 4BL
2 Comments
maddalena.mannucci
Personalmente ritengo che proprio nelle azioni di certe persone possa rispecchiarsi un’intera società. Sicuramente la situazione al confine del centro America non è delle migliori e attraverso queste donne, dette “Las “Patronas”, anche noi europei possiamo capire meglio come si muove quel mondo. Queste donne, infatti, sono un gruppo di contadine messicane che da quindici anni danno da mangiare ai migranti, aggrappati ai velocissimi treni merci, che passano dinnanzi ai loro campi. Ogni volta che ne transita uno, Las Patronas lanciano sacchi di plastica con viveri e bottiglie d’acqua ai immigranti verso gli USA, che molto spesso, svenuti per la disidratazione, vengono travolti e mutilati dai vagoni. Il gesto di queste donne, però, non è solo un gesto di denuncia e ribellione, ma anche di coraggio contro vari trafficanti e malavita e di solidarietà verso famiglie e categorie fragili. Ciò ci fa davvero pensare a come il genere umano sia costretto a vivere, solo a causa del luogo in cui si è nati. Un gesto di questo tipo a noi lettori SB può sembrare strano e nuovo, ma non è altro che una dimostrazione di aiuto e vicinanza. Per una volta non si passa più per canali telematici, si passa direttamente al mettere in pratica tutti i valori e i principi che ci vengono impartiti sin da piccoli.
linda
Dal 1995, ogni anno, in Messico, circa 500 mila persone salgono sui vagoni del treno soprannominato “la bestia”.
Si tratta di treni merci su cui vengono caricati generi alimentari e beni di prima necessità come mais, minerali, e partono da sud a nord in direzione Usa.
Su quei vagoni carichi di merci vi è inoltre un carico di migranti in cerca di un futuro
migliore, molti dei quali provengono dai posti più disastrati dell’America Latina e sono cittadini messicani.
Di questo mezzo milione di persone che sognano di poter avere accesso ad istruzione, assistenza medica, stabilità economica e libertà sociale, molte di esse, pur di riuscire a salire su quei treni, si accontentano di compiere un tragitto, mettendo in pericolo la propria salute e la propria vita. Tutto ciò accade per evitare la procedura prevista presso le 48 strutture di detenzione che si trovano nello Stato del Messico, che tentano di limitare e bloccare i flussi migratori. È questo il motivo per cui i migranti viaggiano nascondendo la propria identità. A prestare l’aiuto necessario a questi uomini, donne e bambini, Norma Romeroe ha dato vita a un gruppo di donne, chiamate “Las Patronas”, il quale ricorda il significato della parola patrona. Questa in lingua messicana vuol dire donna che suscita rispetto per merito della cura che dona agli altri. Attualmente il gruppo delle patronas è costituito da 12 individui femminili che portano cibo, acqua e soprattutto tanto coraggio ai migranti in viaggio sui binari del treno denominato “la bestia” noto anche come “il treno della morte”. Queste donne, giornalmente, preparano circa 300 colazioni che lanciano dai margini delle vie da cui passano i treni e che le persone sporgendosi dal finestrino, cercano di afferrare al volo.