Ad oggi tutti siamo a conoscenza dei metodi propagandistici e politici, utilizzati nel XX secolo dai dittatori più conosciuti nella storia del mondo: Stalin, Hitler e Mussolini.
È nota la tecnica di propaganda utilizzata da Stalin di creare un mito attorno alla sua persona, ad esempio presentandosi sempre meno in pubblico, così da dare più valore alle sue apparizioni. Anche la riforma della scuola di Mussolini era un metodo politico strategico, infatti era volto ad educare i giovani “balilla” al mito della guerra portatrice di evoluzione e cambiamento.
Sono celebri anche i film risalenti alla Germania nazista degli anni ‘40, creati appositamente per glorificare la guerra, con lo scopo di arruolare più soldati possibili e di placare il crescente malumore, dovuto ad una guerra che si prolungava più del previsto. A proposito di questo metodo di propaganda della guerra, è interessante la figura di Marlene Dietrich, attrice tedesca, che rifiutò di recitare per il regime nazista. Successivamente si trasferì negli Stati Uniti, dove si esibì in divisa militare americana, cantando una canzone pacifista.
Questi tre dittatori furono in grado di attuare metodi che fossero sì evidenti a tutti, come le milizie fasciste, le SA e la propaganda occulta, ma anche invisibili agli occhi di molti. Ovvero azioni politiche, o leggi, che avessero in realtà un significato più profondo di quello apparente.
Ad esempio il completo controllo sulla società tedesca, attraverso il servizio di lavoro obbligatorio, la difesa della famiglia e la controllata gestione del tempo libero, fino ad arrivare alle esasperazioni corporative o peggio razziste.
Se tutto ciò è ormai nei manuali di storia, la domanda che dobbiamo porci è: negli stati occidentali del cosiddetto “mondo libero” odierno, siamo ancora sottoposti al controllo di un “dittatore travestito da democrazia”? Esistono dei metodi democratici di censura basati, ad esempio, su interessi economici?
Da sempre i paesi occidentali agiscono in questioni internazionali. Come è successo durante le primavere arabe, dove siamo intervenuti in favore dei giovani ribelli, che protestavano contro i governi dittatoriali che occupavano i loro paesi. Gli stessi governi, come la Libia di Gheddafi, con i quali abbiamo sempre commerciato, disinteressandoci dei metodi brutali che utilizzavano. La nostra pretesa decisionale su altri paesi non si ferma all’Africa -con la quale abbiamo peraltro “in sospeso” un passato da colonizzatori- ma si estende anche a est dei nostri confini.
Infatti analizzando la questione Russia-Ucraina, dallo scoppio della guerra nel 2022 tutti i paesi europei hanno unanimemente deciso da che parte schierarsi, senza se né ma.
Tuttavia, se la Russia di Putin uccide gli oppositori politici come Navalny e Anna Politkovskaja, l’Ucraina di Zelenski è da anni che reprime la popolazione russa del Donbass.
Chi ci dà il diritto di inviare armi da un lato o dall’altro? Armi che se inviate all’Ucraina vengono definite “salvavita” dai giornali italiani?
In Medio Oriente invece, nella guerra tra Gaza e Israele sono morti più di 30.000 palestinesi, ma i telegiornali tendono a mostrare più interviste agli ex-ostaggi israeliani detenuti da Hamas, delle immagini di una Gaza in macerie.
Queste decisioni degli stati occidentali in politica estera, vengono prese senza il consenso dei cittadini, che restano inermi a guardare sì, ma solo quella parte che si vuole che si veda nei media.
I nuovi dittatori sono le democrazie occidentali, che si mantengono sane all’interno dei loro confini, ma decidono le sorti dei paesi confinanti e non.
Per concludere, penso che ogni cittadino europeo sarà un giorno un personaggio pirandelliano, che guardandosi allo specchio scoprirà di avere sempre avuto il naso… Pendente da un lato.
E voi che ne pensate?
GIORGIA GAGGIOTTI, 5BL
[NDR: ascolta l’ultima puntata della nostra Web Radio e co “Il cavaliere d’ Inverno” attraverso gli occhi di Tatiana e Alexander, ti verrà raccontata la guerra da chi la vive sulla propria pelle.