Il viaggio come specchio dell’io
Il viaggio è sempre stato per l’uomo un mezzo per raggiungere qualcosa di cui sentiva il bisogno: la felicità, la salvezza, una persona cara o… se stessi. Il cammino, lungo o corto che sia, è il simbolo della necessità che si ha di raggiungere la meta, e il tempo che intercorre tra la partenza e l’arrivo ha sull’individuo lo stesso impatto che potrebbe avere un incontro intimo con il proprio “io”.
Molto spesso, durante un qualsiasi viaggio, ci fermiamo a guardare il panorama fuori dal finestrino, a contemplare un ambiente che non ci appartiene, ma, spostando di poco lo sguardo, ci accorgiamo di qualcuno che ci osserva a sua volta, con gli stessi occhi scrutatori che noi riserviamo a lui: è il nostro riflesso, che ci studia, che ci analizza, che ci porta a voler scoprire di più di quella figura così identica a noi ma allo stesso tempo così sconosciuta, così lontana. A questo punto il viaggio diventa una vera e propria ricerca; la ricerca di qualcosa che si sente di aver perso o di non aver mai avuto, e la domanda ricorrente che il soggetto della ricerca si pone è: “Chi sono io?”, trasformandosi subito nell’oggetto della questione stessa, passando da ricercatore a ricercato. La “crisi di identità” che ci troviamo ad affrontare diventa dunque un grande ed intricato labirinto dal quale possiamo uscire soltanto se mettiamo in discussione il nostro “io”, se lo paragoniamo ad altre figure di nostra conoscenza, figure che nella maggior parte dei casi ritroviamo nei libri. I romanzi che leggiamo durante il viaggio diventano quindi il nostro filo di Arianna, perché ci danno la speranza che tra le vite dei personaggi di cui leggiamo le avventure, ce ne sia una che possa darci le risposte che cerchiamo, così da sfuggire al nostro personale Minotauro.
“Ogni lettore quando legge, legge se stesso”: è quel che ci dice il grande Marcel Proust, come prova del fatto che ognuno di noi, durante la sua spasmodica ricerca di qualcuno a cui assomigliare, scopre di essere simile a tutti, ma uguale solo a se stesso. Certo, ci sarà sempre un personaggio da cui trarre ispirazione, il modello che vorremmo imitare, di cui vorremmo provare gli amori, o vivere le avventure. Avete mai sognato un giro in mongolfiera, leggendo Jules Verne? Oppure provato a risolvere un omicidio prima dello stesso Sherlock Holmes? Io sì e vi assicuro che De Croisset aveva tutte le ragioni di dire che “La lettura è il viaggio di chi non può prendere il treno”, perché è questo che ci regalano i libri: un viaggio in un altro mondo, avventure al limite del possibile che possiamo scegliere di interrompere o di rivivere come e quando vogliamo. È una possibilità imperdibile, la quale ci permette di conoscere luoghi e persone mai viste e allo stesso tempo di scoprire di più su noi stessi, facendoci uscire dal labirinto del “Chi sono io” per giungere in quello del “Chi altri sono io?”.
È dunque questo che comprendiamo durante il viaggio: scopriamo che non esiste una risposta sola, che non esiste un solo “io”, ma che ogni volta che prendiamo in mano un nuovo titolo, abbiamo l’occasione di conoscere una nuova parte di noi, un nuovo pezzo da aggiungere al puzzle della nostra vita, un nuovo modello su cui fare affidamento che può fare la differenza tra l’io di ieri e quello del domani. Ci sono tanti modi per viaggiare e tante realtà in cui farlo, e per quanti pericoli incontreremo durante il viaggio, reale o meno che sia, non ci sarà alcun Minotauro tanto forte da sconfiggerci se la prossima volta che vediamo il nostro riflesso, invece di fissarlo come un estraneo, lo prendiamo per mano e lo portiamo con noi.
6 Comments
Ciro Aprea
Leggendo questo testo, ho deciso di affidarmi alle ragioni dell’autrice, perché a volte alcuni di noi in un momento libero, tipo in bus o in treno ecc., iniziamo -magari mentre si ascolta la musica- a pensare o a farci domande sulla nostra esistenza o come nell’articolo a farsi LA domanda: “chi sono io?” e ci pensiamo anche tanto ma non si trova mai una risposta… Oppure anche un altro quesito: “chi vorremo essere o a chi assomigliare?”… Sono domande che si rivolgono sia all’ ambito caratteriale che a quello fisico.
giulia.barbon@savoiabenincasa.it
Leggendo questo articolo, mi sono accorta che, molte volte mi sono fatta questa domanda, cioè “chi sono io?”…
Ed è vero che non c’è una sola risposta, soprattutto alla domande successive: “chi vorrei essere davvero?”, “Cosa vorrei fare della mia vita?”
Secondo me tutti quanti per trovare il proprio io dovrebbero fare quello in cui credono, senza sottostare alle aspettative altrui. Come lettrice accanita, consiglio anche molti “viaggi” sulla scia di un bel testo…
Noemi Croce
Leggendo questo articolo, mi sono immedesimata molto con l’autrice. Spesso mi pongo la sua stessa domanda, ovvero “chi sono io?”. In realtà credo che nel corso della nostra vita non riusciremo mai a “conoscerci al 100%”. Ciò non esclude il fatto che i libri possano, a parer mio, aiutarci molto a capire chi siamo. Credo che la lettura sia un ottimo mezzo per conoscerci. Immedesimarsi nei personaggi della storia è un po’ come “viverla” in prima persona, di conseguenza scoprire molte nuove emozioni mai provate prima. Mi è capitato alcune volte, leggendo un libro, di provare “empatia” per i personaggi mettendomi completamente nei loro panni, scoprendo allo stesso tempo molti aspetti riguardanti la mia persona che prima non conoscevo.
sofia olivastrelli
Leggendo questo articolo mi trovo perfettamente d’accordo con il pensiero dell’autrice che ci fa riflettere sul quanto sia difficile o addirittura impossibile rispondere alla domanda “chi sono io?”, perché non si riuscirà mai ad avere con certezza una definizione esatta di questa espressione. L’io e la persona sono in continua evoluzione, ogni volta che ci sono difficoltà da affrontare e queste vengono poi superate, si apprende sempre qualcosa di nuovo, qualcosa che ci fa cambiare e che ci fa crescere. La stessa cosa accade ogni volta che facciamo un viaggio. La nostra curiosità ci porta a scoprire nuovi posti, nuove persone, nuove abitudini e nuovi stili di vita e l’insieme di tutte queste cose ci aiutano ad arricchire il nostro bagaglio personale in positivo o in negativo che sia, tornando quindi da ogni viaggio con un bagaglio più ampio rispetto a quando siamo partiti. La stessa lettura ci fornisce questo: iniziando un libro infatti spesso capita che ci lasciamo coinvolgere e trascinare all’interno della storia, diventando quasi noi stessi protagonisti della vicenda. La fine di un libro o di una poesia che in qualche modo ci ha fatto appassionare ci lascia sempre una consapevolezza in più, qualcosa di nuovo, rispetto a quando l’abbiamo iniziati. Cercare quindi una definizione esatta del “chi sono io” è impossibile poiché l’io di ieri è sicuramente diverso dall’io dell’oggi, che sarà ancora più diverso dall’io del domani.
AlessiaGaleazzi
“Leggere un libro è il viaggio di chi non si può permettere un treno”, mi trovo d’accordo con questa affermazione: molte volte capita anche a me chiedermi “Chi sono io?” senza riuscire mai a darmi una risposta concreta e che possa soddisfarmi… Allora alcune volte leggere una qualsiasi storia di un qualsiasi genere ci permette di immedesimarci in un determinato personaggio: forse abbiamo trovato la risposta? Altre volte, invece, ci fa entrare in un’altra dimensione, dove ci dimentichiamo del mondo che ci circonda, e la fastidiosa domanda “Chi sono io?” si allontana sempre di più da noi, fino a diventare un’eco distante.
Viola Pipitone
In aggiunta alla fatidica domanda “chi sono io?”, mi è capitato di chiedermi: “io sono chi sono o chi voglio diventare?”. A prima vista può sembrare una domanda priva di senso, ma analizzandone il contenuto ci si trova di fronte ad un dilemma esistenziale davvero significativo. Ci viene spesso detto di essere noi stessi, di attenerci alla persona che siamo, di non cambiare e di non allontanarci dal nostro vero io; questo però presuppone il fatto che la personalità non possa evolversi, che le idee non possano cambiare e che quindi non si possono avere ambizioni e non si può desiderare di essere una persona migliore. Io non credo sia così. Sono giunta alla conclusione che la risposta a questa domanda sia “entrambi”. Ci sono parti di noi talmente radicate nella nostra identità che ormai ci definiscono, ma altre parti della nostra personalità cambiano, si trasformano e si evolvono giorno dopo giorno, grazie a tutto ciò che viviamo e che apprendiamo. Parlare con qualcuno, coltivare relazioni, conoscere punti di vista differenti, leggere un libro… Sono tutte esperienze che ci cambiano e ci aiutano a riconoscere parti di noi, riflesse in ciò che ci circonda. A tutti è capitato di identificarsi nelle pagine di un libro e di scoprire parti di sé in esso che fino ad allora erano rimaste nascoste.
“Non esiste un vascello veloce come un libro per portarci in terre lontane, né corsieri come una pagina di poesie che si impenna. Questa traversata può farla anche il povero senza oppressione di pedaggio tanto è frugale il carro dell’anima.” Condivido totalmente il pensiero di Emily Dickinson e ritengo che per scoprire se stessi bisogna partire per un lungo viaggio, alla ricerca di ciò che già siamo e di ciò che intendiamo diventare, lasciandoci cambiare dagli avvenimenti, grandi e piccoli che influenzano la nostra vita… E perché non iniziare questo viaggio dalla lettura di un buon libro?