Quando si pensa alla Shoà, ci si ritrova di fronte ad immagini raccapriccianti: camere a gas, uomini esausti, feriti, sporchi, disidratati, affamati e malati, costretti a spaccarsi la schiena nei lavori forzati, stragi, uccisioni giornaliere, urla e lamenti di dolore provenire da qualsiasi parte del lager. Come ben sappiamo, la vita nel lager era a dir poco critica e ci sarebbe molto altro da aggiungere, per analizzarla in maniera completa. Tutti i prigionieri all’interno campi di concentramento sono stati trattati come animali da macello, nessuno escluso. Ogni donna, in particolare, ha dovuto far fronte ad un vero e proprio inferno. Il terrore delle fucilazioni, la continua violenza sessuale e psicologica erano all’ordine del giorno.
Nella Germania nazista era in vigore una legge, che si chiamava “Legge per la protezione del sangue e dell’onore tedesco”, la quale bandiva ogni tipo di rapporto, sessuale e non, tra tedeschi ed ebrei, ma comunque quest’ultima non è stata sempre rispettata. Le guardie naziste, infatti, essendo spietate, non si ponevano problemi nell’abbandonarsi ai cosiddetti ‘abusi di potere’, e facevano di tutto pur di ottemperare al loro compito di setacciare rigidamente ogni zona del lager per regolare l’ordine. I soldati rendevano lo stupro un’arma per umiliare la vittima, alla quale non facevano altro che ricordare il suo ruolo di inferiorità all’interno del campo.
A questo proposito ci sarebbe anche un ulteriore aspetto dell’esperienza femminile nei campi di concentramento, di cui si parla davvero poco: le mestruazioni. Queste sono tutt’oggi considerate un tabù, che potrebbe mettere a disagio una donna di fronte ad un qualsiasi pubblico, ma che attraverso la giusta privacy vengono gestite correttamente. Ora però, immedesimatevi in queste donne nei campi, pensate a cosa voglia dire approcciarsi ad una realtà così tragica, dove si è costretti a subire traumi sconvolgenti: la rasatura dei capelli, la perdita d’identità, gli esperimenti medici attraverso un liquido urticante in grado di ottenere l’infertilità… Esperienze talmente disumanizzanti per cui è difficile trovare le parole!
Se a tutto questo aggiungiamo anche il “problema mestruazioni”, possiamo solo lontanamente capire l’umiliazione che queste povere vittime hanno provato, vivendo quest’esperienza tanto privata in un modo così pubblico ed imbarazzante. È evidentemente stato il vero primo passo per minare la loro identità.
Immaginate di vivere con la costante paura di sanguinare di fronte agli occhi di tutti e nelle pessime condizioni igieniche. Le donne, come gli uomini, non avevano acqua per lavarsi, né biancheria intima pulita e quello che restava addosso, naturalmente, diveniva sempre più coagulato e infetto.
A questo proposito ci sono alcune testimonianze di donne che raccontano la propria esperienza durante la loro fase mestruale: erano solite strappare piccoli pezzi di stoffa dei vestiti e custodirli come fosse oro sotto i letti, lontano dalle grinfie dei tedeschi. D’altro canto, questa esperienza comune dentro il lager formò vere alleanze tra donne, una solidarietà reciproca. Le donne più grandi, ad esempio, aiutavano quelle più giovani ad arrangiarsi con il poco che possedevano e tutte insieme si scambiavano pezzi di stoffa tra loro, a seconda di quando o una o l’altra ne avesse avuto l’esigenza.
Insomma queste donne hanno dovuto lottare in un modo impensabile per la sopravvivenza; hanno affrontato ingiustizie inimmaginabili, subito violenza e subito ogni pregiudizio. Le sopravvissute hanno superato la perdita di tutto ciò che avevano, la loro dignità, i loro diritti ma soprattutto la LIBERTÀ. Quest’ultima è stata dunque raggiunta con grande vergogna e dolore…
Anche ad oggi ci sono molti tabù e infinite ingiustizie che dovranno essere abbattute, se si vuole che la donna riottenga il ruolo paritario con l’uomo ed il giusto rispetto in ogni parte del mondo.
Solidarietà per le donne iraniane e soprattutto afghane!
TOMMASO BELEGNI e FILIPPO NICCOLINI, 5B ESABAC
6 Comments
Rossi Ilea
L’indifferenza verso queste tematiche è probabilmente più colpevole della violenza stessa. In effetti, la memoria vale proprio come “vaccino” contro l’indifferenza, e sicuramente, quando i testimoni oculari non ci saranno più, si dovrà fare affidamento su tutti quei cittadini che si sono presi in carico la responsabilità di ricordare tutte le atrocità accadute in questi anni dell’Olocausto. Liliana Segre, politica italiana e testimone attiva della Shoah, durante un’intervista ha annunciato che secondo la sua opinione quando si portano i ragazzi a fare il viaggio della memoria, bisognerebbe avere il coraggio di far sì che gli studenti vadano avendo saltato la colazione del mattino. In effetti, anche io penso che ad Auschwitz non si fa una vera e propria gita, poiché è un luogo da visitare con gli occhi bassi, in totale rispetto.
maddalena.mannucci
Leggere questo tipo di articolo fa aprire gli occhi su alcuni argomenti relativi alla Shoah di cui, purtroppo, si parla fin troppo poco. Generalmente ci si ferma col dire che le donne insieme ai bambini, ai rom, agli oppositori politici, agli handicap e a tutte quelle categorie più scomode per lo Stato dittatoriale, venivano rinchiuse nei campi di prigionia. Ancora una volta è poca l’attenzione rivolta alla questione femminile che, a maggior ragione in questo contesto, viveva in una condizione disumana. Non c’è alcun dubbio sul rapporto di solidarietà che si è instaurato tra le prigioniere del Lager. E’ completamente discutibile, invece, la posizione che i tedeschi assumevano pur di non andare contro al regime nazista. Concordo con il passaggio dell’articolo che esprime la difficoltà nel trovare le parole giuste per commentare tali gesti così inauditi. L’immagine della donna che si prende cura di ciò che la circonda svanisce inspiegabilmente, trasformando gli essere più vigorosi che esistano in scheletri pressoché viventi.
Alice Calderaro
In questo articolo viene descritto il modo in cui gli ebrei venissero trattati all’interno dei campi di concentramento e, in particolare, di quanto la donna venisse torturata maggiormente rispetto agli uomini, infatti questa veniva violentata dai tedeschi, nonostante ci fosse una legge che lo proibisse. Oggi la situazione non è cambiata di molto: episodi di molestie sessuali accadono spesso e volentieri e se ne sente parlare anche in televisione, come la ragazza di Palermo violentata dalla banda di sette ragazzi. Questo fa capire come ci siano ancora persone che si credono superiori alle donne solo perché considerate il “sesso debole”, uno stereotipo forse nato dai tempi in cui l’uomo era colui incaricato di andare a lavorare, mentre la donna era la persona che doveva occuparsi della casa e dei figli, togliendole così un potere di “autonomia”.
anna
Leggendo l’articolo, mi sono fermata a riflettere sugli abusi di potere che si sono presentati anche in situazioni di guerre. Ad esempio, durante la seconda guerra mondiale, era comune per i soldati violentare le donne, addirittura arrivano a incitarsi l’un l’altro. Spesso questi stupri erano meditati, avevano fini specifici; dimostravano la superiorità di chi compiva l’atto oppure si violentavano le donne per umiliarle, proprio come facevano nei campi di concentramento. Sono storie altrettanto tristi quelle delle donne del Kosovo che vissero nel periodo di conflitto tra kosovari albanesi e serbi. Quest’ultimi iniziarono a mostrare con tenacia il loro nazionalismo e iniziarono subito gli abusi di potere dei militari e poliziotti. Una donna della parte albanese riporta una storia crudele: “Quella mattina ero in casa con le mie tre figlie, (…) arrivarono in casa mia ed erano in quattro, due poliziotti e due militari serbi, (…) mi prendevano in giro, poi hanno incominciato a insultarmi sempre più violentemente, fino a che uno di loro mi ha aggredito. (…) Sono fuggita nell’altra stanza perché non volevo che le mie figlie mi vedessero”. La donna continua dicendo che, poco dopo, si sono aggiunti gli altri poliziotti serbi e l’hanno violentata senza pietà. Al tentativo di fuga della donna, loro l’hanno colpita e le hanno fatto perdere i sensi. Suo marito è morto lo stesso giorno, combattendo per liberare il Kosovo, quindi la donna rimase sola con le sue tre figlie, di cui la più grande aveva quattro anni, e rimase traumatizzata da ciò che vide e sentì quel giorno nella sua casa. Di storie così ce ne sono migliaia e le donne kosovare si sentono umiliate tanto da non voler parlare di queste storie nemmeno con i loro cari. Chiedono sempre di parlarne anonimamente per vergogna. Queste storie non vanno dimenticate, devono essere ascoltate. Sono state importanti per far si che oggi gli stupri di guerra vengono riconosciuti (giustamente) dalle “convenzioni di Ginevra” come crimini contro l’umanità e crimini di guerra. Di fatti, come le pistole sono armi, anche lo stupro è un arma al quanto distruggente.
eleonora zepparoni
Quando si parla della Shoah, è fondamentale ricordare anche la terribile sofferenza delle donne. Le donne nei campi di concentramento affrontavano un inferno quotidiano, con il terrore delle fucilazioni, la violenza sessuale e psicologica costante, lontane dai loro mariti e i loro figli. Nonostante la legge nazista che vietava i rapporti tra tedeschi ed ebrei, le guardie naziste spesso abusavano del loro potere. Le donne sono state trattate come animali da macello, subendo atrocità inimmaginabili. Numerosi sono i casi di donne abusate, che sono state vittime di violenza sessuale durante le guerre da parte di militari e questo è un aspetto oscuro e doloroso ma che non ci possiamo permettere assolutamente di ignorare e come è capitato nei lager, capita tuttora. Purtroppo questo è un argomento “tralasciato” di cui non se ne parla molto anche se è importante ricordare e denunciare tali atrocità per cercare di prevenirle ed evitare che si ripetano in futuro.
Margherita Ballanti
Durante la Shoah, il trattamento delle donne fu ingiusto e disumano. Sottoposte a violenze fisiche e psicologiche, molte furono vittime di discriminazioni estreme e barbarie inaccettabili. Il loro ruolo e dignità furono sistematicamente ignorati, privandole della loro umanità e libertà. La Shoah ci ricorda quanto sia importante combattere l’ingiustizia e difendere i diritti umani di tutte le persone, indipendentemente dal genere. È necessario imparare dalla storia per garantire che simili atrocità non si ripetano mai più e per promuovere un mondo basato sull’uguaglianza, il rispetto e la dignità di ogni individuo.