L’interprete o il traduttore è colui che studia approfonditamente una lingua, cosicché possa comunicare con stranieri o tradurre ciò che viene detto o scritto.
Gli interpreti li vediamo in televisione durante le interviste, accanto all’intervistato che non conosce la lingua dell’intervistatore, mentre traduce ogni cosa che si dicono i due. Bello il lavoro dell’interprete: avere la possibilità di sederti vicino al tuo attore preferito e sussurrargli parole all’orecchio. Chiunque invidierebbe questo ruolo, me compresa.
Peccato che non tutti comprendano l’essenzialità di questa professione.
In pochi sono a conoscenza che il lavoro di mediatore linguistico è antico e risale a secoli fa, quando le persone che praticavano questo mestiere venivano chiamate “dragomanni” (“turgumannu” dall’accadico-babilonese). Queste figure si sparpagliavano tra corti europee, uffici portuali e dogane, ambasciate e consolati ecc… Insomma, un lavoro prestigioso. Pensate bastasse imparare varie lingue straniere per essere adatto a questo impiego? Certo che no.
Il dragomanno doveva sviluppare una profonda conoscenza dei costumi e delle tradizioni locali; non a caso era una professione indirizzata soprattutto a coloro con madri o padri indigeni, tramite i quali entravano a diretto contatto con la cultura del posto.
Anche il grande Napoleone Bonaparte ebbe un dragomanno personale, che lo accompagnò durante la campagna d’Egitto del 1798-1799. Il suo nome era Pierre Amédée Emilien Probe Jaubert, un diplomatico, accademico, orientalista, traduttore, politico e viaggiatore francese. Dopo l’incarico di “consigliere orientalista e dragomanno preferito” di Napoleone, la sua fama aumentò e venne inviato diverse volte a ricoprire incarichi di governo di elevata importanza.
I tempi son cambiati, ahimè! Ora affidiamo la traduzione di una parola o di un testo a Internet. Ma sì, che importa?! Non è mica una macchina senza la capacità di pensiero! Poi succede che a scuola gli studenti scrivano sciocchezze perché si sono fidati dell’impeccabile Google Traduttore. Questo perché ormai si è pigri, non si ha voglia di prendere in mano un dizionario, sfogliarlo e interpretare un testo con la propria mente. Sebbene anche io pecchi di pigrizia, riconosco che Internet non sia così affidabile come si crede. Ci vuole un attimo a passare da “tradurre a tradire”, come dice la mia professoressa di conversazione di francese.
Per quanto riguarda il popolo italiano in generale, penso che sia statisticamente confermato che si tratti di uno dei popoli più ignoranti d’Europa perché è sufficiente notare come ad ogni viaggio all’estero, un italiano trovi difficoltà a comunicare in qualsiasi lingua straniera. Non sto dicendo che tutti dovrebbero conoscere alla perfezione il russo, l’arabo e il portoghese, ma il minimo indispensabile per viaggiare sarebbe studiare un po’ di inglese. Una corretta comunicazione ti può permettere qualsiasi cosa perché spesso sono dei fraintendimenti a provocare incomprensioni, divisioni e persino guerre.
Secondo voi, se i presidenti Biden e Putin parlassero, seduti a tavolino con i migliori interpreti al mondo, non troverebbero una soluzione meno dannosa e più abbordabile, piuttosto che scambiarsi bombe a vicenda? Le bombe non sarebbero più carine sotto forma di lettere o di trattati di pace? A volte la parola giusta può salvarti. Questo è un appello a tutti gli interpreti del mondo: “Andate e convincete quei due pazzi a farla finita, grazie!”
Veronica Evangelisti, 4BL
One Comment
Asia Battistoni
La maggior parte delle volte il lavoro di interprete traduttore viene sminuito perché considerato inutile. Ma come possiamo leggere dall’articolo, in realtà il loro lavoro è forse quello più difficile di tutti; infatti hanno la grande responsabilità di tradurre dei testi di grande valore e non, in un’altra lingua con la finalità di far capire a tutti dei testi di una lingua sconosciuta ma senza cambiare il significato iniziale. Ed è così sin dall’invenzione della stampa di Gutemberg, in cui un compito importante era quello di correggere gli errori di stampa. Frequento il liceo linguistico e quindi apprezzo questa tematica presentata nell’articolo che trovo affascinante e appassionante.